La città emozionale. O sul valore dell’architettura come intimità ancestrale

La città emozionale è un progetto sull’architettura delle emozioni. Scopo di questa ricerca è quello di ideare “un’architettura ancestrale e universale” capace di generare emozioni nelle persone e (ri)generare condizioni sociali e spaziali prive della capacità di creare relazioni positive. Attraverso una mappatura emozionale della città sarà possibile posizionare nuove architetture come strumenti partecipativi di rigenerazione urbana dal grande carattere terapeutico. Tali scopi verranno perseguiti grazie ad un utilizzo sinergico della disciplina architettonica e di pratiche che ritengo fondamentali per l’essere umano dei nostri giorni come la musica, l’agricoltura, la sociologia, la matematica, la psicologia, la biologia e le tecnologie social.

Foreword. La presente proposta di progetto fonda le sue basi teoriche sugli studi condotti grazie alla rivista Cityvision e su precedenti esperienze architettoniche come Sainthorto e Wunderbugs: queste ultime rispettivamente un giardino interattivo e un auditorium per insetti ed esseri umani, entrambe pluripremiate e protagoniste delle prime due edizioni della Maker Faire Europe. Nelle sopracitate architetture vengono messe in relazione capacità ed esperienze dal passato con sistemi informatizzati e modalità architettoniche di oggi, sensibilizzando il cittadino verso il mondo di insetti e piante, insieme ad aspetti sociali, ecologici ed etici. Sia Sainthorto che Wundebugs sono come delle isole esperienziali che attivano i sensi per il benessere di persone, piante ed insetti. Spazi verdi dove incontrarsi e ritrovare se stessi che inviano messaggi sui social, si raccontano su internet e si innaffiano con un tweet.

Background. Oggi viviamo una fase complessa, e in un certo senso limite, per la storia dell’umanità. Di fronte ad un progresso tecnologico incessante e a cambiamenti repentini di abitudini e stili di vita, gli esseri umani sono costretti ad adattarsi e mutare la loro natura, influenzando l’ambiente urbano inteso come luogo di scambio e condivisione. Ci troviamo costretti a dover convivere con un «futuro di seconda mano che non prevede una soggettività capace di desiderare ancora e autenticamente ma solo di consumare nella bulimia della frustrazione».

Framework. Un contesto globale così irrisolto determina necessariamente uno straniamento corporale e sociale dell’uomo, unito ad un aumento dell’infelicità comune e ad una necessità di contatto umano non più rimandabile: l’automazione farà crescere la richiesta di intelligenza emotiva e sensibilità umana. L’evoluzione dell’uomo si concretizzerà, allora, nella risoluzione del conflitto tra la città informatizzata e la città emozionale. Ed è all’interno di questo naturale antagonismo che si colloca la mia proposta di progetto.

Il progetto. “La Città Emozionale” nasce dal duplice desiderio di analizzare la città da un punto di vista innovativo (emotivo) e realizzare un nuovo prototipo di architettura adattiva capace di riconfigurarsi costantemente dall’ibridazione di diverse discipline ed esperienze. Il progetto sarà diviso in due fasi. La prima fase sarà denominata mappatura emozionale e includerà lo studio e la ricerca sul campo. Questa fase si prefigge di identificare uno schema emozionale ricorrente attraverso la ricostruzione dei principali meccanismi comportamentali dell’uomo, frutto della raccolta di emozioni intime (positive o negative) che i luoghi visitati e le discipline investigate mi trasmetteranno, grazie anche alla partecipazione di professionisti e cittadini. Questi ultimi esprimeranno l’autentica sostenibilità del progetto, in quanto preziose “micro-infrastrutture”, capaci di interagire con la città e il progetto stesso, condividendo esperienze e informazioni fondamentali. La seconda fase sarà dedicata alla progettazione e realizzazione della nuova architettura emozionale che avrà lo scopo di farci muovere e uscire dai quotidiani recinti sensitivi, trasportandoci fisicamente e mentalmente in uno spazio inedito nel quale il cittadino potrà sentirsi integrato e ibridato da essa. La nuova architettura sarà una perfetta sintesi e armonia tra pratiche e discipline universalmente riconosciute come primarie – architettura, musica, matematica, biologia, agricoltura – e discipline in grado di enfatizzarne i contenuti come psicologia empatica, tecnologie social, sociologia e teatro. Il progetto, che avrà una vocazione pubblica e si distinguerà per la scalabilità e adattabilità  della sua architettura, si prefigge sin d’ora l’obiettivo di essere un’esperienza simultaneamente personale e globale, rurale e urbana, ponendoci in contatto con tutti gli esseri viventi al tempo stesso. L’architettura emozionale realizzata avrà lo scopo di rigenerare lo spirito e il corpo di chi la fruisce, compensando possibili squilibri emotivi e malessere emozionale tipici del nostro momento storico (alienazione sociale e disperazione individuale). Nel suo aspetto interno essa dovrà essere dimensionata per rispondere alle esigenze di chi la vivrà e pensata intorno alle esperienze dell’utente (mangiare, dormire, studiare, pregare ecc.). All’esterno verrà enfatizzata la sua vocazione di bene pubblico “che deve regalare emozioni”, tecniche e visive. L’architettura de La città emozionale potrà funzionare in maniera parziale, ad esempio utilizzando il solo regime musicale o biologico, oppure a pieno regime attraverso il contemporaneo utilizzo di tutte le sue caratteristiche. Ma la città emozionale sarà soprattutto un contenitore di immagini e memorie che si tradurrà in nuovi spazi non necessariamente fisici – sempre più piccoli e personali – alla ricerca di una semplicità perduta, in un vero e proprio processo di hackering emozionale.

Immagine “La città emozionale” – Farm Cultural Park (2016)

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